Si fa presto a dire privacy: la navigazione in incognito non impedisce a Google di sapere cosa abbiamo fatto e che siti abbiamo visitato.
Chi si muove in internet attraverso la modalità di navigazione in incognito può essere convinto di navigare in maniera totalmente anonima. Un po’ come se indossasse il mitico mantello dell’invisibilità di Harry Potter, il magico indumento confezionato con lana di Camuflone, l’animale capace di rendersi invisibile agli occhi altrui.
Purtroppo per lui la “lana” della navigazione in incognito è decisamente meno impenetrabile. Google infatti ha ammesso che potrebbe raccogliere dati durante la modalità in incognito di Chrome.
Il colosso di Mountain View ha dovuto aggiornare il suo disclaimer dopo una causa che vedeva Google accusato di tracciare gli utenti che navigano in incognito. Ecco cosa è successo.
Navigazione in incognito, ecco come Google conosce ogni nostra attività online
Da ora in avanti quando apriremo un browser in incognito su Chrome, vedremo apparire una notifica. Ci avviserà che gli altri utenti non saranno in grado di vedere le nostre attività ma che i nostri download, segnalibri e gli elementi di lettura saranno comunque salvati.
Google ha aggiornato questo disclaimer nel canale sperimentale Canary di Chrome, poco dopo aver patteggiato un risarcimento da 5 miliardi di dollari per una causa collettiva intentata nel 2022. L’accusa era quella di aver tracciato i dati di utenti convinti di navigare in incognito. Gli avvocati dei querelanti chiedevano a Google almeno 5.000 euro a utente che, a loro dire, era stato monitorato mentre visitava Google Analytics o Ad Manager o utilizzava app e plug-in del browser in “modalità di navigazione privata” senza accedere prima al proprio account Google.
Così, come ha fatto notare MSPowerUser, Google ha provveduto a modificare il disclaimer in Canary aggiungendo un avviso per indicare che la modalità di navigazione in incognito non cambierà il modo in cui i siti internet raccolgono i dati personali. Il nuovo disclaimer dice così: “Ora puoi navigare in privato. Le altre persone che usano questo dispositivo non vedranno le tue attività, ma i download, i preferiti e gli elementi dell’elenco di lettura verranno salvati”.
I querelanti hanno detto ai giudici che Google, monitorando gli utenti in incognito, dava alle persone la falsa convinzione di avere il controllo sulle informazioni che desideravano condividere o meno. All’epoca un rappresentante di Google spiegò che la modalità poteva solo nascondere l’attività di un utente sul dispositivo che sta utilizzando, ma che le sue informazioni potevano comunque essere raccolte.