Android è diventato qualcosa di molto diverso da quello che voleva essere alle origini. E questo oggi sta diventando un problema.
Nel 2023 Android si è confermato il sistema operativo più utilizzato dagli acquirenti di smartphone, con una fetta di mercato di oltre il 70%. iOS occupa praticamente tutto il restante 30% e, sebbene questa sproporzione possa sembrare sorprendente, bisogna tenere in considerazione che Android viene implementato su molti tipi diversi di smartphone: tra gli altri, troviamo i Samsung Galaxy, i Google Pixel, gli OnePlus, gli Huawei, gli Xiaomi e i Motorola. iOS, per contro, opera solo sui dispositivi Apple, gli iPhone.
Se questa applicazione variegata può sembrare un punto di forza per l’azienda che sviluppa Android, cioè Google, negli ultimi tempi sta diventando sempre più evidente che in realtà si tratta di un problema. La varietà si sta lentamente trasformando in frammentazione, un fattore che a lungo andare rappresenterà un limite per ogni smartphone Android, a prescindere dal marchio.
Android e Google sono a un bivio molto importante
Quando un utente acquista un iPhone sa bene che la maggior parte dei servizi presenti sarà compatibile solo ed esclusivamente con quella di altri dispositivi Apple. Lo stesso non accade (o, almeno, non dovrebbe accadere) per i dispositivi con il sistema operativo di Google.
Quando si acquista un telefono Android, ci si aspetta che funzioni senza problemi con tutti i servizi Google e i dispositivi correlati. Purtroppo, questa aspettativa viene spesso tradita. Recentemente è diventato particolarmente noto l’esempio del Pixel Watch 2, l’ultimo smartwatch di Google. Sebbene funzioni grazie a un sistema Android, riesce a sincronizzare specifiche impostazioni solo con i telefoni Pixel.
Un paradosso, quindi, in cui un ecosistema che conta su tanti dispositivi diversi in realtà si sta chiudendo in tanti ecosistemi più piccoli, isolando gli utenti che scelgono marchi diversi tra loro. Ogni marca, da Samsung a OnePlus, sta sviluppando il proprio mini-ecosistema.
Ciò significa che, a lungo andare, le funzionalità come la connettività cellulare e, soprattutto, i servizi di pagamento potrebbero diventare molto difficili da sincronizzare se per caso si acquistano due dispositivi Android ma di marche differenti. Una disarmonia che va totalmente contro la promessa originale di Android di un ecosistema unificato e accessibile.
Google si trova quindi a un bivio critico. Deve scegliere tra la possibilità di mantenere l’individualità dei vari marchi (tra cui il suo, il Pixel) e l’assicurare che l’esperienza Android rimanga coerente e fluida. Non resta che attendere le prossime mosse e vedere come il gigante tech affronterà questo curioso e pericoloso conflitto di interessi.