Ciò che ha portato il Garante della Privacy italiano ad agire è stata un’indagine che ha trovato diversi illeciti. Ora, però, il mondo tech è a forte rischio.
I passi da gigante fatti in questi ultimi anni nel mondo tecnologico hanno, comunque, dovuto subire dei controlli molto rigidi, così da evitare che le utenze ne rimangano vittime. Ancora una volta, però, l’ente italiano che si prende cura della protezione dei dati personali, il Garante della Privacy, è intervenuto per poter proteggere alcune informazioni riguardanti i cittadini.
A finire sotto l’occhio del ciclone è stata, ancora una volta, l’intelligenza artificiale. Infatti, già nel marzo del 2023, OpenAI era stata richiamata dal suddetto organo, istituito nel 2003, il quale ha bloccato l’operatività sul programma Chat GPT in Italia. Dopo che l’azienda privata era stata richiamata, però, era riuscita a fornire gli elementi richiesti, riuscendo a tornare attiva dopo alcuni giorni.
Di recente, però, in concomitanza con il termine dell’istruttoria, Il Garante è tornato a contestare una mancanza di elementi adeguati per poter allineare Chat GPT alle direttive europee sul tema della privacy. Non sono bastate, quindi, la serie di raccomandazioni messe in pratica da OpenAI sulla piattaforma.
Queste si rifanno alle seguenti direttive richieste da parte dell’organo:
- diritto dell’utente a poter esercitare opposizione;
- pubblicazione riguardante l’informativa sulla privacy:
- richiesta di correzione dei dati;
- campagna d’informazione sul trattamento e sulla raccolta dei dati personali;
- la richiesta in merito alla correzione dei dati.
Cosa viene contestato a Open AI
Il Garante, quindi, grazie anche al supporto della task force riunita in seguito al primo provvedimento preso contro Open AI, ha deciso di proseguire nella definizione del procedimento. Lo ha fatto perché al termine dell’istruttoria sono stati riscontrati diversi illeciti da parte della società.
Adesso, Open AI è chiamato a rispondere entro 30 giorni per l’accusa svolta da parte del Garante, il quale ha riscontrato che le contestazioni del marzo 2023, riguardanti le varie lacune in termini di privacy, hanno violato le direttive dell’Ue a riguardo della protezione sulla privacy.
“Gli elementi acquisiti hanno dimostrato che si potrebbero configurare uno o più illeciti”, ha comunicato ufficialmente il Garante. Ricordiamo, infine, che le violazioni riscontrate nel marzo del 2023 riguardano le seguenti tematiche:
- mancanza dell’informativa per gli utenti in merito alla raccolta di dati personali;
- assenza di base giuridica capace di giustificare l’utilizzo per poter addestrare l’algoritmo;
- insufficienza di filtri idonei a poter evitare di esporre i minori ad alcuni contenuti non adatti a loro.