Ancora problemi per Google, che ha affrontato una causa miliardaria a causa del suo comportamento poco trasparente.
Google è una delle aziende tech più importanti del mondo e, come tale, si trova spesso al centro di polemiche e controversie di vario tipo, soprattutto quando le sue attività si scontrano con le leggi dei vari stati in cui opera. Tra le questioni più dibattute c’è quella della protezione dei dati, che al giorno d’oggi sono diventati tra i beni più preziosi di cui un’azienda può entrare in possesso. Purtroppo, come dimostrano anche le numerose cause con l’Unione Europea, Google non sempre sembra rispettare le normative in materia.
Nel 2020, Google si è trovata al centro di una controversia legale significativa che ha messo in discussione la fiducia degli utenti nella sua famosa modalità “incognito” disponibile sul browser Chrome. Questa causa, che ha portato a un risarcimento richiesto di 5 miliardi di dollari, rivela questioni cruciali riguardanti la privacy e il tracciamento degli utenti online.
Google ancora una volta al centro di una causa per il tracciamento dei dati dei suoi utenti
La modalità incognito di Google Chrome è stata pubblicizzata come uno strumento che permette agli utenti di navigare su Internet senza lasciare tracce delle loro attività. La causa collettiva ha però rivelato che, nonostante le promesse di privacy e anonimato, la società continuava a tracciare e a raccogliere dati sugli utenti anche quando utilizzavano questa modalità.
Il nucleo dell’accusa contro Google era che l’azienda avesse ingannato gli utenti, facendo loro credere che la modalità incognito garantisse un’esperienza di navigazione completamente privata. In realtà, Google continuava a utilizzare le sue tecnologie pubblicitarie avanzate e altre tecniche per raccogliere informazioni dettagliate sulle visite ai siti web e sulle attività degli utenti. Questo tracciamento avveniva indipendentemente dal fatto che gli utenti avessero attivato o meno la modalità incognito.
La portata di queste rivelazioni ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla privacy online e ha messo in luce la necessità di una maggiore trasparenza da parte delle aziende tecnologiche. La causa ha anche messo in discussione la natura stessa della privacy online e ha sottolineato la complessità delle normative e delle pratiche in questo settore.
In risposta a questa causa, Google sembrerebbe aver raggiunto un accordo, anche se i termini specifici non sono stati resi pubblici e l’accordo deve ancora ricevere l’approvazione da un giudice federale. Anche gli avvocati dei querelanti hanno espresso la loro intenzione di presentare un accordo finale alla corte entro il 24 febbraio.