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    Categories: Curiosità

Quanto inquinano i Bitcoin? L’impatto ambientale rischia di essere disastroso

Mentre il dibattito sui Bitcoin continua, una cosa è chiara: l’impatto ambientale di queste criptovalute non può più essere trascurato.

Negli ultimi anni, il Bitcoin ha catalizzato l’attenzione globale non solo per le sue promettenti prospettive economiche ma anche per un motivo meno allettante: il suo impatto ambientale. Questa criptovaluta, simbolo della rivoluzione digitale, si trova ora al centro di un acceso dibattito sulla sostenibilità. Ma quanto inquinano realmente i Bitcoin e quali sono le prospettive per mitigare il loro impatto ambientale?

Tra i vari aspetti da considerare quando si parla di Bitcoin c’è anche il loro impatto ambientale – mrinformatico.it

Il processo di “mining” del Bitcoin, ovvero la creazione di nuove monete attraverso la risoluzione di complessi algoritmi, richiede una quantità di energia elettrica sorprendente. Secondo il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, l’estrazione di Bitcoin consuma quasi tanta energia quanto alimentare tutte le luci e le televisioni negli Stati Uniti. La stima è allarmante: l’attività di mining ha un impatto ambientale paragonabile a industrie note per le loro pesanti emissioni, come l’allevamento di bovini e l’estrazione di petrolio greggio.

Nuovi dubbi sul futuro dei Bitcoin

Il rapporto pubblicato da Scientific Reports nel settembre 2022 svela una realtà inquietante: per ogni dollaro di valore in Bitcoin prodotto, si generano danni climatici globali per 35 centesimi. Questa cifra non solo sottolinea l’impronta ecologica significativa del mining di Bitcoin ma mette anche in discussione la sua sostenibilità a lungo termine. La domanda sorge spontanea: è possibile conciliare l’innovazione tecnologica con la responsabilità ambientale?

I dubbi sulla sostenibilità dei Bitcoin si fanno sempre più forti – mrinformatico.it

La pressione per una soluzione sostenibile cresce. Esperti del settore e ambientalisti stanno esplorando alternative più ecocompatibili, come il passaggio dalla Proof of Work (PoW) alla Proof of Stake (PoS), che ridurrebbe drasticamente il consumo energetico del processo di mining. L’Ethereum, un’altra criptovaluta di primo piano, ha già adottato questo sistema nel settembre 2022, tagliando i suoi requisiti energetici di oltre il 99%. Tuttavia, per il Bitcoin, il percorso verso una maggiore sostenibilità sembra più complesso, data la sua infrastruttura radicata e la resistenza al cambiamento.

Al di là del consumo energetico, l’estrazione di Bitcoin solleva anche preoccupazioni per la produzione di e-waste e l’emissione di gas serra. Lo studio “Bitcoin’s growing e-waste problem” evidenzia come l’attività di mining contribuisca significativamente alla crescita dei rifiuti elettronici globali, con un impatto paragonabile alla quantità di rifiuti generati dai Paesi Bassi ogni anno. Inoltre, le emissioni di gas serra prodotte dal mining di Bitcoin dal 2020 al 2021 sono state confrontate con il consumo annuale di benzina di migliaia di veicoli passeggeri.

Questi dati sollevano un interrogativo cruciale: possiamo permetterci di ignorare l’impatto ambientale del Bitcoin nell’era digitale? La risposta è sicuramente complessa. Sebbene la criptovaluta offra vantaggi economici innegabili, il prezzo ambientale che stiamo pagando è altrettanto significativo. È fondamentale che l’industria del Bitcoin, insieme a governi e organizzazioni internazionali, lavori per trovare soluzioni sostenibili che possano ridurre l’impronta ecologica di questa moneta digitale.

Paolo Pontremolesi:
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