Esistono alcuni smartphone in grado di effettuare riparazioni “fai-da-te” senza il supporto artificiale: funzionano per davvero? La clamorosa scoperta.
Negli ultimi anni, il settore degli smartphone ha visto numerose innovazioni tecnologiche, ma pochi dispositivi sono stati in grado di catturare l’immaginazione come i cosiddetti telefoni “self-healing“.
Questi smartphone hanno promesso una soluzione innovativa a uno dei problemi più comuni che gli utenti affrontano: i graffi e i piccoli danni estetici che inevitabilmente si accumulano nel tempo.
Smartphone, esempi modello di auto-riparazione: come sono in grado di rigenerarsi
Uno degli esempi più noti di questa tecnologia di auto-riparazione, “self-healing” è l'”LG G Flex”, lanciato sul mercato con un design curvo unico nel suo genere, progettato per adattarsi meglio alla forma della mano e del viso.
Tuttavia, ciò che davvero attirò l’attenzione degli utenti fu la promessa di un retro in materiale auto-riparante, capace di rigenerarsi da piccoli graffi e danni superficiali. Questa caratteristica, che sembrava uscita direttamente da un film di fantascienza, suscitò grande curiosità e aspettative.
Con l’arrivo dell’LG G Flex 2, l’azienda sudcoreana ha cercato di perfezionare ulteriormente questa tecnologia. Prometteva tempi di auto-riparazione più rapidi e una maggiore efficacia nel trattamento dei danni. Il miglioramento rispetto al modello precedente era evidente, ma nonostante ciò, la tecnologia non riuscì a mantenere tutte le promesse iniziali.
Esistono smartphone in grado di ripararsi da soli? La verità è una sola
L’idea di uno smartphone in grado di auto-ripararsi era senza dubbio affascinante, ma la realtà si dimostrò meno rivoluzionaria di quanto sperato.
Sebbene il materiale utilizzato fosse effettivamente in grado di ridurre la visibilità dei graffi più superficiali, la sua efficacia diminuiva notevolmente di fronte a danni più significativi o graffi più profondi. Inoltre, l’introduzione di smartphone con vetro sul retro ha ulteriormente limitato le possibilità di applicare questa tecnologia su larga scala.
Nonostante gli sforzi di LG, la tecnologia self-healing non è mai diventata uno standard nell’industria degli smartphone. Questo tipo di innovazione, pur interessante, non è riuscito a risolvere completamente il problema dei danni tecnici, e la sua applicazione è stata gradualmente abbandonata.
Considerate queste premesse, si giunge dunque ad un’unica conclusione: sull’idea di smartphone che si riparano da soli, la realtà è che la tecnologia non ha ancora raggiunto un livello di sviluppo tale da renderla davvero efficace e diffusa.