Arrivano novità dal mondo Stellantis: è crisi dentro il maxi gruppo che si ripercuote sul basso. Produzioni auto elettriche? Ecco la crisi.
La situazione dentro Stellantis è arrivata ad un punto limite che sta mettendo in ginocchio i lavoratori. Sì, Stellantis cerca nuove strade e obiettivi per riprendere il controllo di un mercato che sta lentamente perdendo passo dopo passo. L’elettrico avanza, i marchi italiani perdono terreno nel mercato del paese di appartenenza e le direttive europee hanno inserito il percorso produttivo verso una direzione specifica. Produzioni meno inquinanti, costruzioni di vetture diverse con diversi obiettivi. Come risponde Stellantis a questo nuovo bisogno?
Le nuove strategie di Stellantis e l’effetto farfalla
Vorremmo dire che c’è il progetto di un futuro diverso, di un rinnovo industriale che coinvolga i lavoratori, ma tutto questo non succede. Anzi, in parte sì, perché i lavoratori sono coinvolti, in un progetto di licenziamenti per abbattere i costi della produzione. Sicuramente abbiamo un gruppo che è arrivato sul mercato dell’elettrico molto in ritardo, con un catalogo di auto sempre più ristretto e sguarnito di possibilità, lasciando fuori anche altri tipi di entrate. Marchi come quello Fiat che inizia a perdere terreno e chiudere stabilimenti in Polonia, con un catalogo sempre più ristretto.
Basta questo per raccontare Stellantis? Sicuramente no, anzi, c’è bisogno di un quadro più grande che ci permetta di capire un punto essenziale: la produzione elettrica è indietro e i costi per produrre i nuovi mezzi elettrici sono maggiori della produzione delle auto a motore a scoppio. Si conta, secondo l’AD di Stellantis, Carlos Tavars, un aumento del 40% sui costi di produzione. Ecco che quindi sorge la domanda su come riuscire ad essere competitivi sul mercato dell’elettrico, soprattutto con marchi cinesi a prezzi “accessibili” e marchi che producono solo elettrico? Tagliando i dipendenti.
Maggiori costi, maggiori licenziamenti: metodi antichi
Certo, questa è un modus operandi molto comune in Stellantis che si ritrova, di nuovo a scegliere il licenziamento. Dopo la Polonia, arriva l’ondata di esuberi in Italia. 3.600 esuberi in tutta Italia, un momento di passaggio dove Stellantis ha dimostrato l’intenzione di ridimensionare il proprio personale in vista di una produzione più costosa di auto. La situazione, però, sfugge di mano e i dipendenti ed ex dipendenti Stellantis hanno iniziato ad organizzarsi, proprio per combattere questo fenomeno.
“Stellantis sta dimostrando di voler proseguire nella sua strategia di svuotamento degli stabilimenti e di disimpegno del nostro paese” queste le parole del segretario nazionale Fiom Samuele Lodi che continua “Fare incontri stabilimento per stabilimento ha poso senso, serve un accordo quadro nazionale con Stellantis“. Il segretario nazionale Fiom Lodi non si ferma qua con le richieste e prosegue “La premier Giorgia Meloni intervenga e convochi un incontro a palazzo Chigi con l’AD Carlos Tavares, perché è ora che tutti si assumano le proprie responsabilità“.
3.600 esuberi in tutta Italia: ora chi altro verrà licenziato?
Sicuramente la situazione è arrivata al limite anche in Italia che, dopo la chiusura degli stabilimenti in Polonia, l’esubero dei 3.600 dipendenti in tutta Italia e, ora, l’annuncio di 400 licenziamenti per sostenere le spese della produzione dell’elettrico, non regalano un futuro roseo. Questi nuovi tagli si svolgeranno nella sede di Stellantis e, in particolare, ad Aburn Hills, in Michigan. Questo il quadro firmato Stellantis, nel tentativo di tornare competitivi nel mercato, allo scopo di riuscire ad inserire una produzione maggiore sul panorama dell’elettrico.
L’AD Carlos Tavares rimane fiducioso per il futuro, nella possibilità di un rilancio nel mercato automobilistico, anche in competizione con i produttori di solo elettrico. Una sfida importante che però hanno deciso di raccogliere le alte sfere di Stellantis senza però assumersi la responsabilità dell’effetto farfalla: rinnovo della struttura per una maggior produzione, quindi dipendenti licenziati.