L’app di messaggistica istantanea lancia la nuova piattaforma Telegraph. Si potranno scrivere post con titolo, nome “fittizio” dell’autore e testo in anonimato. Una volta pubblicato il post, potrà essere condiviso tramite un link. Arrivano le prime critiche da ‘VentureBeat’
Dopo aver quasi surclassato WhatsApp rivelandosi la migliore app di messaggistica istantanea gratuita e dedita alla privacy degli utenti, Telegram ne sforna un’altra oltre ad “Instant View”. Si chiama Telegraph ed è la nuova piattaforma che verrà utilizzata per pubblicare post anonimamente. Con Telegraph (qui il sito ufficiale) si potranno creare contenuti multimediali con testi brevi o lunghi postando foto e tweet. Nessun limite di spazio né tanto meno ci sarà l’obbligo di una registrazione. Non sarà infatti necessario collegarsi o identificarsi con l’account di Telegram o il proprio numero di telefono né email, neanche con i profili social.
Questa nuovissima pagina web ha le vesti di un blog. Appare totalmente in bianco con solo tre campi da compilare: “Titolo, nome e storia”. Il post dunque può avere un titolo qualunque. L’autore può avere qualsiasi nome, e la storia può essere vera, falsa, fittizia, a cui può essere aggiunta qualunque foto o tweet. Una volta concluso il post, cliccando “Publish”, il post diventa pubblico ed è pronto per essere condiviso.
Venture Beat: «Epoca in cui proliferano le notizie false»
Questa nuova piattaforma è stata resa nota in un articolo del 22 novembre sullo stesso blog ufficiale dell’app di messaggistica. L’articolo elencava una serie di novità (oltre Telegraph) annunciando tante piccole innovazioni dell’app. Ad esempio si potrà ricercare messaggi tramite un calendario e, tramite, “Instant View” per vedere i link degli articoli istantaneamente, proprio come “Instant Articles” su Facebook. Così il Ceo di Telegram (e anche del social “Vk”) Pavel Durov ora lancia una sfida a Medium, la piattaforma di pubblicazione d’articoli come nei vecchi blog.
Tuttavia, la novità, ha già portato diverse lamentele. La prima “disapprovazione” arriva proprio dalla piattaforma americana “VentureBeat”. Sul sito, l’agenzia, riporta: «In un’epoca in cui proliferano le notizie false non c’è nessuno a impedire di firmare un post con “Barack Obama”, “Donald Trump”, “Mark Zuckerberg”, un mio collega o chiunque altro». Difatti, mentre su un versante Facebook e Google cercano ora di contenere bufale e notizie false, con l’anonimato dei post si potrebbe rischiare di dare il via a nuove voci infondate che galleggeranno nel web senza nessun autore.